Un nuovo processo che potrebbe alleviare il problema dell'inquinamento da plastica nei mari e quello dell'acqua contaminata in Egitto.

Alcuni bioingegneri ricercatori universitari hanno sviluppato sacchetti biodegradabili con il chitosano, un materiale ricavabile dai gusci dei gamberi.

Un gruppo di bioingegneri dell'Università del Nottingham e dell'Università del Nilo in Egitto stanno sviluppando sacchetti di plastica biodegradabili usando un materiale estratto dai gusci dei gamberi.

Queste borse biodegradabili alternative alle convenzionali in polietilene, a base di petrolio, non solo sono più ecologiche, ma possono anche aumentare la durata dei prodotti alimentari.

Le classiche borse di plastica sicuramente sono più convenienti, ma sono anche una delle maggiori preoccupazioni per lo sviluppo di nazioni come l'Egitto che non solo devono fare i conti con lo smaltimento dei sacchetti, ma anche con la contaminazione dell'acqua nell'affollato paese Nordafricano.

Un'alternativa potrebbe essere la bioplastica derivata dalle piante, non fattibile però in un paese come l'Egitto dove la coltivazione si concentra su cotone e alimenti.

Per contribuire ad alleviare questi problemi, il team di ricerca è molto interessato al chitosano, un polimero artificiale ottenuto dai gusci di gamberetti che sono un problema in termini di rifiuti per il paese. Lo scopo della ricerca è quello di produrre un biopolimero nanocomposito per sostituire il polietilene dei sacchetti, con il vantaggio di essere economico e biodegradabile.

Il chitosano si ottiene trattando i gusci dei gamberetti con acido per rimuovere il carbonato di calcio, quindi si applica una soluzione alcalina per formare un polimero in forma di fiocchi. Questi fiocchi possono loro essere trasformati in un film plastico utilizzando metodi di produzione tradizionali.

Il chitosano è particolarmente interessante perché sta già trovando applicazioni nel packaging alimentare e farmaceutico, perché non solo è biocompatibile, ma ha proprietà antibatteriche e antimicrobiche. Inoltre, assorbe ossigeno, e ciò prolunga la durata di conservazione di molti generi alimentari.

"L'utilizzo di un biopolimero biodegradabile fatto di gusci di gamberetti per sacchetti porterebbe a minori emissioni di CO2 e ridurrebbe il cibo e rifiuti di imballaggio accumulati nelle strade o in discariche illegali", spiega Nicola Everitt della Facoltà di Ingegneria Nottingham che sta conducendo la ricerca.

Everitt si augura che la plastica in chitosano possa interessare i produttori britannici, ma i ricercatori prima devono identificare il percorso migliore di produzione per la produzione del materiale in sacchetti e imballaggi per alimenti: "Potrebbe anche aumentare le esportazioni in un arco di tempo di 10-15 anni. Tutte buone notizie a livello nazionale in Egitto," conclude Everitt.

Non ci sono notizie sulla biodegradabilità della plastica al chitosano, né sulla sua compatibilità con la plastica convenzionale nei sistemi di raccolta differenziata. Per questo motivo il giudizio su questa innovazione resta sospeso.