Oltre l'obsolescenza programmata, la riparazione ostacolata. Ecco come l'industria tecnologica combatte contro l'ambiente e l'economia circolare, al di là dei proclami.

Gli standard verdi sbandierati dalle aziende sono frutto di enti di regolazione in cui le aziende stesse hanno un peso fondamentale. Per questo, dicono le associazioni ambientaliste, non vogliono dire più niente.

Apple è la più grande azienda del mondo per fatturato, e il suo successo deriva soprattutto dalla vendita di smartphone di fascia alta. Nel solo 2015, Apple ha venduto 231,5 milioni di smartphone. Sebbene le vendite abbiano cominciato a rallentare, quest'unico dispositivo rappresenta ancora più del 50% dell'intera attività di Apple. Nel secondo trimestre 2017 l'utile è stato di 8,7 miliardi di dollari, la maggioranza dei quali provenienti dalla vendita di 41 milioni di iPhone.

L'unica ragione per cui Apple può vendere tanti nuovi dispositivi è che continuiamo a buttare via i vecchi, perché la durata della batteria è deteriorata o è appena uscito un nuovo modello più avanzato. I gruppi ambientalisti e i rappresentanti dei consumatori affermano che questa situazione è stata appositamente progettata e che le aziende come Apple stanno ostacolando l'attuazione di standard ecologici che potrebbero aumentare la longevità del dispositivo e ridurre il numero di nuove unità prodotte.

Ovviamente Apple non è la sola a operare in questa maniera, ma l'iPhone è diventato l'emblema di questa strategia industriale e di ciò che gli ambientalisti considerano uno spreco. L'azienda rende difficile la riparazione dei suoi prodotti utilizzando viti proprietarie, 'case' non smontabili e altre tecniche di progettazione che li rendono accessibili solo agli esperti. L'azienda rende notevolmente difficile sostituire le batterie, incollandole ad altri componenti e seppellendole sotto strati di parti complesse e sensibili. Inoltre, Apple incoraggia i consumatori a cambiare o a scartare modelli che hanno solo 18-24 mesi.

Abbiamo già visto in Il greenwashing tecnologico l'opinione dell'associazione Repair.org: "All'interno di queste aziende c'è un responsabile dell'ambiente", dice Kyle Wiens, CEO di iFixit e membro di Repair.org. "Ovviamente, queste persone sono oggetto di numerose pressioni da parte di chi li paga. In pratica, hanno messo la volpe a guardia del pollaio."

È importante notare che non esistono regolamenti governativi. I primi standard ambientali per l'elettronica sono stati creati nel 2004 attraverso uno sforzo dell'Agenzia USA per la protezione dell'ambiente (EPA). Tuttavia, ciò ha determinato l'istituzione di uno standard da parte dell'Istituto di Ingegneri Elettrici ed Elettronici (IEEE), un'associazione professionale costituita da accademici, enti non-profit e un gran numero di rappresentanti aziendali con evidenti conflitti di interesse.

Da lì, sono entrati altri enti in un gruppo di terze parti denominato Green Electronics Council, che a sua volta controlla lo strumento di valutazione ambientale elettronica (Electronic Product Environmental Assessment Tool - EPEAT). L'EPEAT decide quando i prodotti di un'azienda possono essere certificati bronzo, argento oppure oro e per far questo è influenzato da tutto il settore. È questo processo che secondo Schaffer le aziende tecnologiche come Apple e altri hanno annacquato per proteggere le loro attività a scapito dell'ambiente.

Apple ha dichiarato che sta lavorando per migliorare la sostenibilità, ma che intende mantenere stretto il controllo su come i suoi prodotti vengono prodotti e riparati. "Il design altamente integrato ci permette di produrre prodotti non solo belli, sottili e potenti, ma anche resistenti, in modo che possano durare per molti anni", ha dichiarato l'azienda. "Quando le riparazioni sono necessarie, i fornitori autorizzati possono garantire la qualità e la sicurezza delle riparazioni per i clienti. E quando i prodotti raggiungono la fine della vita, Apple assume la responsabilità di riciclare in modo sicuro e responsabile." Con quali numeri Apple intenda riciclare i componenti, lo abbiamo visto in Il robot per il riciclo.

Sono molti a ritenere che l'EPEAT abbia fallito il suo scopo principale: "Non sono più coinvolta nelle riunioni perché è solo uno spreco del mio tempo", afferma Sarah Westervelt, direttrice della Basel Action Network, una nonprofit dedicata a combattere l'esportazione di rifiuti RAEE nei paesi poveri (vedi Il falso riciclo dei RAEE). "L'EPEAT ha perso l'obiettivo originario di essere una guida per la riprogettazione". Westervelt, che trascorre centinaia di ore con altri membri dell'ONU per elaborare raccomandazioni per l'EPEAT, afferma che i produttori, con il loro potere di voto, hanno indebolito gli standard. "I produttori non vogliono che i prodotti siano facilmente riparabili o riutilizzabili."

L'emblema di questa deriva è l'Apple MacBook Pro con Display Retina del 2012. Il prodotto, uno dei computer portatili più difficili da riparare mai realizzato all'epoca, ha evidenziato come l'industria tecnologica può fare quello che vuole con gli standard ambientali. Storicamente, la linea MacBook Pro era stata modulare, riparabile e aggiornabile. Il Retina MacBook Pro 2012, tuttavia, ha una SSD proprietaria, una RAM non aggiornabile e una batteria agli ioni di litio incollata. Tuttavia Apple è riuscita a convincere il consiglio IEEE definrlo un prodotto un prodotto "aggiornabile", e il portatile è stato contrassegnato con il rating "oro" di EPEAT.

L'industria tecnologica sta combattendo le cosiddette "leggi di riparabilità" che tengono conto della capacità dei consumatori di disporre, riparare e modificare i prodotti acquistati. Per l'industria smartphone, queste leggi potrebbero avere un impatto ambientale enorme, spiega Wiens, aumentando la longevità dei dispositivi.