Gli apparati informativo e industriale battono a martello slogan sull'economia circolare, ma più di questo non riescono a fare. Un concorso promosso da Ricoh Asia Pacific chiede ai cervelli liberi sparsi per il sud est asiatico qualche idea per rendere un po' più concreto tutto il bailamme pubblicitario da cui siamo bersagliati.

La multinazionale asiatica Ricoh ha indetto un concorso per idee sull'economia circolare. Si raccolgono le proposte finali entro il 10 maggio. Cinque proposte finaliste concorreranno per un viaggio completamente pagato in Giappone. Una ventata di gioventù e di idee nuove nelle stanze del potere economico, o l'ennesima operazione di greenwashing?

Da tempo l'economia circolare è di moda: siamo aggrediti ogni giorno dalla necessità di produrre di più con meno, ridurre il consumo di energia e riutilizzare i rifiuti, ma di idee concrete se ne sentono ben poche. Questo è dovuto un po' alla natura eminentemente mediatica di tutto questo gran parlare (in pratica è tutta fuffa, o greenwashing) un po' anche all'insipienza del management di questi colossi economici a ragionare in maniera diversa da quella lineare, che ha caratterizzato il loro agire dal diciottesimo secolo a oggi.

Per questo, a margine della manifestazione Eco Action Day annuale di Ricoh Asia-Pacifico, che si tiene in commemorazione della Giornata Mondiale dell'Ambiente ogni anno, la multinazionale asiatica Ricoh ha indetto un concorso per selezionare idee sull'economia circolare, per definizione “riparatrice e rigenerante per la progettazione, e che mira a mantenere i prodotti, componenti e materiali a loro più alto utilità e il valore in ogni momento”, come dice la Fondazione Ellen MacArthur.

Allo stato attuale non c'è molto da stare allegri: i sistemi di produzione si basano sull'estrazione e l'utilizzo di grandi quantità di risorse a basso costo e di energia per la produzione, generando una scoraggiante quantità di inquinanti rifiuti e spreco di materiali che avrebbero potuto essere riutilizzati. Con una popolazione mondiale in crescita nei prossimi anni, gli attuali livelli di consumo metteranno a dura prova le risorse del pianeta.

Un rapporto della Ellen MacArthur Foundation, "Verso un'economia circolare: logica aziendale per una transizione accelerata", ha osservato che l'economia è attualmente bloccata in un modello lineare di produzione, ma, date le tendenze di oggi - rischio di esaurimento di materiali, crescente urbanizzazione, progresso della tecnologia, solo per citarne alcuni - ora è il momento per una transizione verso un'economia circolare. “La circolarità ha iniziato a farsi strada nell'economia lineare e ha superato la prova di concetto; la sfida che abbiamo di fronte ora è di integrare l'economia circolare, e portarlo a scala reale“, dice il rapporto.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, ci saranno 8,5 miliardi di bocche da sfamare entro il 2030 e 9,7 miliardi di corpi da vestire entro il 2050, ma soprattutto, se si vuole sostenere quasi 10 miliardi di persone con uno stile di vita simile a quello nostro, occorrerà un ammontare di risorse pari a quello di tre Terre. Il settore dell'industria privata, come detto, è quello più in crisi di fronte a questi numeri: tutti sono consapevoli che l'economia circolare è un modo serio per spostare la traiettoria distruttiva del modello di di oggi verso una che richieda meno risorse naturali e di energia. Ma quando si tratta di mettere in pratica questi principi, vengono fuori poche idee e ben confuse. Bene che vada si dà una mano di vernice verde a pratiche del secolo scorso e via, verso nuovi mercati eco-fighetti.

Le più in difficoltà sono le multinazionali, come Unilever, che ha promesso che tutta la sua confezione di plastica sarà del 100 per cento riutilizzabile, riciclabile e compostabile entro il 2025. Come vedete, il suffisso "-bile" impera, mentre nulla si dice sul fatto che questa plastica sarà effettivamente al 100 per cento riutilizzata, riciclata e compostata. Così come stanno le cose, si tratta solo di spendere qualche centesimo in più, a spese del cliente, per acquistare plastica migliore. Alla faccia dell'economia circolare.

In questa crisi di idee si inserisce Ricoh Asia-Pacifico, il cui general manager J.D. Kasamoto, sostiene: “Il modello lineare tradizionale di“produzione-uso-smaltimento” non è più praticabile.” Parole grosse. “Ricoh riconosce la necessità di abbracciare un'economia circolare, per ridurre gli sprechi e favorire il riutilizzo delle risorse. Con questa sfida, cerchiamo di spingere i confini del pensiero convenzionale circa la produzione di beni e di trasmettere i valori ecologici ai giovani.” Peccato però che sia difficile trasmettere valori non completamente in proprio possesso.

Ecco i termini del concorso: i partecipanti devono manifestare il proprio interesse in gruppi di quattro e presentare le proposte finali entro il 10 maggio. Cinque proposte entreranno nella rosa dei candidati che saranno sottoposte a un gruppo di esperti, che decideranno la squadra vincente. In palio un viaggio completamente pagato in Giappone, tra cui un tour per la prossima apertura dell'Eco Business Development Center di Ricoh, mentre i finalisti riceveranno telecamere, biglietti aerei, e un attestato di partecipazione.

I vincitori parteciperanno alla Tavola rotonda "Eco Action Day" il 1° giugno a Singapore, in cui alti dirigenti provenienti da diversi settori si riuniranno per discutere come applicare i principi dell'economia circolare. Chissà se questa 'gamification' dell'economia circolare porterà davvero una ventata di gioventù e di idee nuove nelle stanze del potere economico, abitate da industriali grigi e stanchi, o se sarà solo l'ennesima operazione di greenwashing.