Un sistema che evita discarica ed inceneritore per un rifiuto scarsamente differenziabile.

Il riciclo dei pannolini porta alla produzione di biofuel e tessuti. Ma restano uno dei maggiori problemi nel settore del riciclo.

I pannolini sono uno degli scarti tecnicamente meno riciclabili: nel nostro Paese esiste un solo impianto per il loro trattamento (a Trieste) ed è anche uno dei primi al mondo che ricicla totalmente i prodotti assorbenti.

Fuori dall'Italia il sistema è meno sviluppato e l'unica destinazione finale per questi rifiuti sembra essere l'inceneritore.

Alcuni ricercatori inglesi sono convinti di aver trovato un sistema per inserire questa categoria di scarti sanitari all'interno dell'economia circolare nazionale.

Joe Freemantle, biologo dell'Università di Aberystwyth, ha ideato un processo ecologico in grado di trasformare pannolini sia per bambini che per adulti e assorbenti, in biofuel e tessuti. Il progetto è stato finanziato dal programma Greenhouse Climate-KIC, dopo aver vinto il bando fatto alla fine del 2005.

Il biologo spiega che l'obiettivo è quello di intercettare questa classe di rifiuti e, attraverso l'uso di tecnologie di separazione e raffinazione, permettere il riciclo dei componenti importanti, diminuendo notevolmente la quantità destinata a discariche o inceneritori e di conseguenza domanda ed immissione sul mercato di materie prime.

Naturalmente, per essere tramutati in materia prima seconda, bisogna prima scindere le fibre di cellulosa dalle parti plastiche e dai rifiuti organici, che devono essere sterilizzati prima della fase di fermentazione che li renderà carburanti liquidi.

Lo scienziato aggiunge la possibilità di rigenerare la cellulosa e utilizzarla per generare polimeri come la viscosa o il rayon.

La prima bozza del progetto prevedeva la trasformazione di mozziconi di sigarette in biocarburante, idea che Joe insieme ad alcuni amici avevano messo in piedi qualche anno prima, creando la start-up Green Phoenix.

Nell'impianto Triestino, avviato nel 2015, i pannolini sono diventati fertilizzante, cartoni per imballaggi industriali e arredi urbani.

Il processo di riciclo, brevettato Fater, produce plastica in granuli e materia organico-cellulosica di alta qualità e interamente sterilizzata con l'uso del vapore che appunto, è in grado di eliminare batteri e cattivi odori, producendo 95 kg di plastica e 280 kg di materia organico-cellulosica a partire da 1 sola tonnellata di rifiuti.