Rebook segue le orme (e poteva fare altrimenti?) di Adidas e lancia, se possibile, una baggianata anche peggiore: le prime scarpe biodegradabili realizzate con cotone e mais.

Recentemente molti brand della moda comunicano il loro rispetto dell'ambiente. Sfidando il terreno scivoloso del greenwashing, stanno promuovendo prodotti spesso ridicoli. Oggi tocca a Reebok con le sue nuove scarpe biodegradabili di origini vegetali. Ma le mosse ecologiche del gruppo sono ben altre, per fortuna.

La spinta verso l'economia circolare negli ultimi anni si è insediata maggiormente in alcuni settori rispetto ad altri, almeno a parole. Recentemente, ad esempio, molti brand nel settore della moda comunicano il loro rispetto dell'ambiente, invitando i propri clienti a riportare nei negozi i vestiti usati per ridare loro una seconda vita: un esempio è quello del noto marchio internazionale H&M, il quale dal 2013 ha istallato appositi cassonetti all'interno dei negozi in cui depositare i capi d'abbigliamento usati al fine di recuperarli o riciclarli.

Non solo si sta cercando di dare una seconda vita alle fibre tessili, ma alcuni stanno provando anche a produrre materiali nuovi da fibre naturali: è il caso della pelle vegana prodotta dal riciclo delle vinacce e presentata recentemente al Vinitaly, la fiera dedicata al vino a Verona.

Sfidando il terreno scivoloso del greenwashing, alcune aziende stanno promuovendo prodotti a metà tra l'ecofighetto e il farlocco: alcuni mesi fa infatti, abbiamo parlato ad esempio del noto marchio tedesco Adidas, con le sue scarpe realizzate attraverso il riciclo della plastica che invade i mari.

Oggi a percorrere la stessa strada è Reebok con le sue nuove scarpe (non ridete!) biodegradabili di origini vegetali. Le nuove scarpe che si chiameranno Cotton + Corn, ovvero cotone e mais: queste scarpe sembra non rilascino sostanze inquinanti o tossiche nell'ambiente, anche dopo lo smaltimento, meglio se attraverso il compostaggio. Per avviare questo modello di calzature sul mercato, Reebok ha stretto una collaborazione con la DuPont Tate & Lyle Bio Product, sedicente azienda di prodotti sostenibili. Così nascono le scarpe compostabili: la tomaia è realizzata solo con il cotone e la suola con il mais, che pare essere più sostenibile della gomma.

Bill McInnis, Vice presidente del team Reebok Future, ha spiegato che l'azienda sta cercando di rendere sostenibile l'intero ciclo di vita delle sue calzature, partendo dal materiale utilizzato per la realizzazione fino ad arrivare al sistema di smaltimento finale. Queste scarpe, oltre ad avere una produzione naturale, sembra possano essere smaltite molto facilmente. Il compost ottenuto grazie a esse sarà usato per concimare il terreno in cui vengono coltivati mais e cotone per realizzare un nuovo paio di scarpe. La circolarità semplificata secondo Reebok.

Mc Innis ha sottolineato che l'intento dell'azienda è la creazione di una gamma molto più ampia di scarpe di origine vegetale finalizzate al compost una volta terminato il loro possibile utilizzo. Secondo il presidente Matt O' Toole, questo prodotto si abbinerebbe perfettamente al motto di Reebok è "be more human". Considerando il difficile rapporto dell'umanità con la Natura, non vediamo il nesso.

Reebook, da oltre dieci anni, è un marchio del colosso tedesco Adidas. Questa multinazionale, da sempre nel mirino degli ambientalisti, si è finora distinta solo per le baggianate commerciali, che occupano la totalità della sua comunicazione. Ultimamente però, va loro dato atto l'impegno di ridurre lo spreco di acqua, sia all'interno dei propri stabilimenti che dei propri rifornitori, ma anche quello di diminuire la quantità di rifiuti prodotti: Adidas ad esempio mira a diminuire il consumo di carta del 75% e aumentare il riciclo complessivo del 50% entro il 2020.