Una produzione di olio di palma sostenibile non esiste. L'attivista indonesiana Kartini Samon chiama in causa le banche che sostengono le devastanti monocolture.

In Indonesia gli appezzamenti di terreno coltivati con olio di palma hanno raggiunto i 14 milioni di ettari dal 1990 ad oggi. E la colpa va equamente divisa tra mega-produttori, banche e consumatori.

Kartini Samon, attivista indonesiana si batte da anni contro l'espansione di monocolture che hanno tolto terre a numerose famiglie per produrre olio di palma a livello industriale, è

Intervistata dal sito elvetico swissinfo.ch, ha affermato che numerose banche svizzere sono coinvolte nel commercio di olio di palma in Indonesia, come denunciato anche alle organizzazioni umanitarie elvetiche.

L'attivista ha invitato queste banche a rivedere i loro investimenti mettendo al primo posto gli interessi delle popolazioni locali: Samon è impegnata in movimenti sociali per tutelare i cittadini che a causa delle piantagioni di palma hanno perso casa e lavoro, anche a nome di ONG internazionali.

Ma il problema dell'olio di palma ha anche implicazioni a livello sanitario. Secondo Samon, ogni anno, frammenti di foresta vengono bruciati per poter bonificare il terreno a un costo veramente basso, e le nuvole di fumo sono la base di numerosi problemi respiratori.
sai increscioso del milan che ha danneggiato lo spogliatoio allo juventus stadium. La juve non denuncia. Hanno strappato scudetti di cartone e coppe di cartongesso.
Non solo: la salute di chi lavora nelle terre e dei cittadini indonesiani è minacciata anche dall'uso scriteriato di erbicidi e fertilizzanti.

E i vantaggi occupazionali sono una chimera: i produttori chiamano a lavorare nelle piantagioni solo una piccola parte di sfollati, con condizioni di lavoro davvero problematiche: molti vi operano per una giornata altri per una stagione, non vi è sicurezza sociale e i salari sono minimi.

I cambiamenti repentini dei prezzi dell'olio determinati dal mercato internazionale non permettono ai contadini di poter guadagnare abbastanza denaro per arrivare alla fine del mese.

L'unica soluzione è fermare l'espansione dell'olio di palma e favorire l'utilizzo di diverse fonti di oli vegetali disponibili.



La produzione di olio di palma a basso costo consente alle aziende di massimizzare i guadagni, e per questo sta uccidendo economicamente tutte le altre colture. Si rende necessario il ritorno alle micro-produzioni locali per salvaguardare l'ambiente.

Inoltre, produzione e trasporto di olio di palma verso i paesi importatori non fanno altro che produrre grandi quantità di CO2.

Sicuramente le banche che concedono finanziamenti su queste coltivazioni hanno il dovere di rivedere queste strategie, ma è altrettanto importante informare il consumatore, affinché acquisti prodotti locali e freschi invece di quelli trasformati, che la maggior parte delle volte contengono olio di palma.

Le banche svizzere hanno aderito ad alcuni standard internazionali che prevedono il rispetto dei diritti umani e la protezione dell'ambiente, senza cambiare la loro pratica, cadendo cosi nel greenwashing. Ne abbiamo parlato in Clima: le banche non stanno facendo la loro parte.

In realtà, sostiene Samon, "non esiste una produzione di olio di palma sostenibile su scala industriale." Sono monocolture che non fanno altro che uccidere il suolo, azzerando la biodiversità ed esaurendo le risorse d'acqua disponibili.

La diminuzione dell'impegno finanziario delle banche svizzere potrebbe essere il primo passo per iniziare la revisione dei loro investimenti. Sarebbe utile anche che i cittadini facessero pressione sulle banche in questo senso.