Promossi e bocciati dall'organizzazione ambientalista, in uno studio che forse si ferma troppo in superficie.

Col rapporto "Clicking Clean:Who is Winning the Race to Build a Green Internet?", Greenpeace dà i voti ai colossi del web. Google, Apple e Facebook si beccano una bella A. Amazon e Netflix per quest'anno bocciati. Ma forse sono giudizi affrettati.

Apple, Google e Facebook sono i primi non solo nel Nasdaq, ma anche nella speciale classifica di Greenpeace per i loro sforzi verso l'energia rinnovabile. Lo si trova scritto nel report 'Clicking Clean:Who is Winning the Race to Build a Green Internet?', redatto proprio dall'organizzazione ambientalista.

Lo studio cerca di valutare le impronte energetiche dei grandi operatori di data center e di decine di siti web e applicazioni tra i più popolari del mondo.

Poiché Internet è probabilmente il prodotto tecnologico più importante dell'umanità, valutarne l'impatto sta diventando un problema sempre più importante. Secondo Greenpeace, l'impronta energetica del settore IT ha rappresentato il 7% dell'elettricità mondiale nel 2012, e può superare il 12% entro il 2017, alla faccia di chi sostiene che la circolazione dei bit non abbia conseguenze.

Una fetta significativa di questa energia è utilizzata nella fornitura di streaming video, che costituivano il 63% del traffico Internet globale nel 2015 e potrebbe raggiungere l'80% entro il 2020. Nel rapporto, Apple, Google e Facebook si sono guadagnati una bella "A" per i loro sforzi di energia. I tre colossi rivaleggiano non solo a chi si assume l'impegno di sostenibilità più grosso, ma pare che poi si diano concretamente da fare per mantenerlo.

Il rapporto invece è critico nei confronti di Amazon Web Services, che Greenpeace sostiene essere per nulla trasparente riguardo le decisioni legate all'energia.

Dietro la lavagna ci va anche Netflix. "La società ha annunciato nel 2015 l'intenzione di controbilanciare completamente la sua impronta di CO2, ma un esame più attento rivela che tutto lo sforzo è consistito nell'acquisto di crediti di carbonio, mentre poco o niente di concreto è stato fatto in investimenti in energie rinnovabili", dice Greenpeace.

Greenpeace ha iniziato l'analisi comparativa delle prestazioni energetiche del settore IT nel 2009. Con questa iniziativa chiede a tutte le maggiori aziende Internet non solo di prendere un impegno a lungo termine per diventare al 100% alimentate da energia rinnovabile, ma di impegnarsi anche per la trasparenza sull'energia e di sviluppare strategie per l'approvvigionamento delle energie rinnovabili.

Al di là delle pagelle, questi report di Greenpeace hanno una parte luminosa e un lato un po' più oscuro. Va sicuramente bene stimolare i colossi a impegnarsi verso l'energia rinnovabile, ma il processo produttivo è solo una parte dell'impatto ecologico del settore Internet.

La domanda che ci poniamo è: ha senso produrre responsabilmente l'energia che poi gli utenti sprecheranno in un'attività compulsiva e inutile?

L'energia, poi, non è l'unico aspetto che riguarda la conservazione del nostro pianeta: ogni anno in tutto il mondo si generano 50 milioni di tonnellate di rifiuti informatici. Stimolare la domanda di servizi internet di intrattenimento significa aumentare la produzione di questi infernali apparecchi, con tutto ciò che questo comporta.

Una responsabilità troppo grande per essere emendata da quattro pannelli fotovoltaici sul tetto di un datacenter.