Abbiamo chiesto ai nostri figli di riflettere su un tema che noi adulti abbiamo violentemente cannato, in oltre due secoli di sviluppo dissennato e privo di attenzione per il pianeta che ci ospita. Bella faccia tosta.

Un tema di maturità ha interrogato i nostri figli sul rapporto uomo-natura. Le future generazioni sono fondamentali nella creazione di un mondo sostenibile e amico della natura. Peccato che manchi loro il buon esempio.

Tra i temi assegnati nell'assurdo rito nazionale unificante della maturità, assieme al testo di Caproni, all'immancabile cyber-tcecnologico tema sui robot, e a poco altro, ha trovato posto un argomento sul complesso rapporto tra uomo e natura, e le tante ribellioni di quest'ultima. Le numerose vicende degli ultimi tempi, come i terremoti in centro Italia, ci ricordano quanto sia necessario accantonare il delirio di onnipotenza umana e fare i conti con la complessità del pianeta che ci ospita temporaneamente.

L'accantonamento del rispetto per la natura è una caratteristica costante dello sviluppo sociale umano, ma ha preso un tratto deciso solo a partire dalle rivoluzioni industriali, che hanno creato l'intensa urbanizzazione e la progressiva terziarizzazione dell'economia, senza porre minima attenzione alla sostenibilità, che ruotava intorno alle città, che continuavano la loro crescita in modo smisurato.

Queste profonde trasformazioni sociali hanno permesso un'intensa crescita demografica, che, unita allo sfruttamento intenso di energia, acqua e territorio, hanno creato sul pianeta una pressione antropica rivelatasi insostenibile. Qualche campanello di allarme, come gli eventi di Chernobyl, hanno suscitato riflessioni, ma il risultato è stata la spaccatura accademica tra la scienza e l'economia, la prima preoccupata dei limiti dello sviluppo e dell'impatto sul clima fin dagli anni '70, la seconda che solo ora, nel 2017, sta prendendo faticosamente coscienza dello stato morente della Terra.

Lo stato attuale del pianeta è la conseguenza logica di due secoli di consumo dissennato: riscaldamento globale, danni ambientali, mari invasi dalla plastica, sono fatti ormai all'ordine del giorno. Fin dall'inizio questo portale sostiene che le soluzioni non stanno nella tecnologia, intesa come una bacchetta magica che ci permetterà di mantenere il nostro assurdo stile di vita grazie a una scoperta salvifica, ma nel profondo cambiamento delle nostre abitudini considerate necessarie e imprescindibili.

Solo allora ci renderemo conto del peso da dare all'evoluzione tecnologica, a prodotti apparentemente magici come la vernice che produce idrogeno, le macchine che mangiano la CO2, oppure i veicoli elettrici, o attrezzi più etici come le Mini reti nell'Africa sub-sahariana, o ancora le favolose battery-farm di Tesla o ai vari espedienti per risolvere il problema della plastica negli oceani, come la macchina domestica che trasforma la plastica in petrolio oppure la larva che digerisce la plastica. Sono solo strumenti, che nelle mani di chi ha serie intenzioni di ridurre il proprio impatto potranno essere un valido ausilio, nelle mani di chi si aspetta una soluzione comoda saranno solo fuffa.

I nostri figli sono la nostra speranza per ricreare il binomio futuro-natura, per la tutela degli ecosistemi, per la lotta contro i cambiamenti climatici in atto. Ma noi li abbiamo storditi con la nostra tecnologia, con la fede mal riposta nella provvidenza del progresso. Ci chiediamo come dei ragazzi possano comprendere la complessità del rapporto uomo-natura, quando i loro padri e le loro madri, ben più corazzati dal punto di vista dell'esperienza, si sono rivelati così stupidi da aver messo l'intera umanità sull'orlo di un baratro.