Il livello del mare non sale come previsto a causa dello scioglimento della Groenlandia, perché l'acqua, una volta sciolta, è catturata dal ghiaccio poroso sottostante. Sono i risultati di uno studio recente.

La Groenlandia sta rapidamente perdendo ghiaccio. Ma in questo momento non tutta l'acqua arriva al mare. Una serie di studi cerca di capire cosa sta succedendo.

Nell'estate del 2015, un team di ricercatori in Groenlandia ha iniziato a misurare il deflusso dell'acqua dovuto alla fusione del ghiaccio.

In questi giorni, gli scienziati hanno pubblicato i risultati di quel lavoro. L'aspetto più sorprendente è che non molta acqua raggiunge l'oceano come precedentemente stimato. Questo potrebbe avere implicazioni sui calcoli relativi all'innalzamento del livello del mare, uno dei principali effetti del cambiamento climatico.

Gli scienziati sostengono che parte dell'acqua che si scioglie sia trattenuta nel ghiaccio poroso invece di scorrere verso il fondo della calotta di ghiaccio e verso il mare.

"La Groenlandia è sempre stata trattata come la superficie asfaltata di un parcheggio, dove l'acqua scorre dritta e senza ostacoli," sostiene Laurence C. Smith, geografo dell'Università della California, Los Angeles, che ha condotto i lavori sul campo nel 2015. "Invece abbiamo scoperto che pare esserci ritenzione di acqua."

"È plausibile che questo sia un processo abbastanza importante, che potrebbe rendere le stime sul livello del mare troppo pessimistiche," ha aggiunto.

C'è ancora molto da scoprire sulla calotta polare artica, che misura circa 1,7 milioni di km quadrati, quasi sei volte l'Italia. La crosta, spessa fino a 3 km, contiene abbastanza ghiaccio da sollevare gli oceani in tutto il mondo di 7,5 metri. La quantità del ghiaccio che si dovrebbe sciogliere, e la velocità di questo fenomeno, influenzeranno notevolmente quanto e quanto velocemente saliranno i mari.

I calcoli precedenti tenevano conto di questi dati, compresa la valutazione dei fenomeni di distacco di iceberg e la loro deriva in oceano aperto.

Era, e rimane, un fenomeno preoccupante: la Groenlandia sta attualmente perdendo una media di circa 260 miliardi di tonnellate di ghiaccio all'anno; a questo ritmo, alla fine del secolo contribuirebbe ad aumentare di circa 5 cm l'innalzamento del livello del mare.

Questa perdita di ghiaccio è stimata attraverso misurazioni gravitazionali tramite satelliti, ma per stimare il deflusso superficiale vengono utilizzati modelli computerizzati che simulano i processi fisici. Lo studio attuale sul campo ha avuto lo scopo di migliorare tali modelli fornendo dati sul terreno sul flusso di acqua in scioglimento.

Il lavoro ha comportato l'installazione di un campo vicino a un fiume glaciale che drena l'acqua di un bacino idrografico di circa 60 km quadrati della calotta polare. I ricercatori hanno utilizzato un dispositivo nel fiume che utilizza segnali acustici per misurare il flusso e ha utilizzato immagini satellitari e droni per calcolare con precisione l'area del bacino.

I dati di flusso, raccolti in 72 ore, hanno dimostrato che i modelli attuali stanno sovrastimando la quantità di deflusso da un minimo del 20 percento a un massimo del 60 percento. I modelli sono sbagliati, oppure parte dell'acqua non sta defluendo verso il mare?

Dopo mesi e mesi, Smith e i suoi colleghi hanno concluso che le stime del modello sono accurate, ma c'è qualcosa che sta avvenendo con parte dell'acqua sciolta. "Quello che manca", ha detto, "è un processo fisico che non è attualmente considerato dai modelli: la ritenzione idrica nel ghiaccio".

Marco Tedesco, coautore dello studio pubblicato nei Proceedings of the National Academy of Sciences, modellista presso l'Osservatorio Terra Lamont-Doherty, della Columbia University, sostiene che, confrontando i modelli con misurazioni reali sul campo, "si riesce sempre a capire la quantità di energia coinvolta."

"Se c'è una discrepanza tra osservazione e modello", dice Tedesco, "significa che il modello non sta rispettando il modo in cui le cose accadono nel mondo reale." Ulteriori lavori sulla calotta polare cercheranno di misurare direttamente quanta acqua viene trattenuta nel ghiaccio. Sono necessarie anche ulteriori misurazioni del flusso diretto, in quanto le condizioni possono variare notevolmente rispetto all'enorme calotta glaciale.

Ma il deflusso superficiale è solo una delle aree in cui rimane ancora molto da imparare. Tra gli altri aspetti che gli scienziati stanno studiando c'è il bioalbedo, che è il fenomeno della crescita dei microrganismi nel ghiaccio che può oscurare la superficie, trattenendo quindi l'energia luminosa e influenzando la velocità di scioglimento del ghiaccio.