Notizie preoccupanti dalle foreste pluviali: non solo diminuiscono ogni anno, ma il poco che rimane non è più utile a produrre ossigeno.

Uno studio mostra che le foreste tropicali, diradate e impoverite, non sono più riserve di ossigeno per il pianeta. Una situazione per ora reversibile.

Le foreste tropicali sono da tempo considerate uno degli strumenti più importanti del mondo per combattere il cambiamento climatico: alberi in rapida crescita in suoli ricchi di humus, che succhiano milioni di tonnellate di carbonio dall'atmosfera ogni anno sono una delle poche certezze riguardo il ciclo del carbonio. Ma un nuovo studio pubblicato su Science Magazine rivela che queste foreste sono passate da essere elementi di demolizione di CO2 a fonti di anidride carbonica, rilasciando annualmente circa 425 milioni di tonnellate di CO2, più delle emissioni annuali delle autovetture e dei camion americani assieme.

In sintesi, a causa dell'opera dell'uomo le foreste pluviali non sono più in grado di inspirare anidride carbonica ed espirare ossigeno. L'inversione, dice lo studio, è il risultato dell'aumento della deforestazione, della riduzione della densità e del diradamento delle foreste tropicali. La ricerca è stata condotta da scienziati ecologisti presso il Woods Hole Research Center e la Boston University. Ha combinato 12 anni di dati satellitari con misurazioni di biomasse su terreno da foreste in 22 paesi in tre continenti. La quantità delle perdite all'interno delle foreste tropicali dal 2003 sono state misurate attraverso tecnologie laser, misurazioni sul campo e immagini satellitari.

Gli scienziati hanno tuttavia osservato che le nazioni potrebbero rapidamente ripristinare queste foreste come demolitori di anidride carbonica riducendo il taglio, rallentando lo sviluppo e gestendo meglio gli ecosistemi per frenare i disturbi e le degradazioni.

"In realtà abbiamo molto spazio per migliorare", sostiene Alessandro Baccini, ecologista forestale presso il Woods Hole Research Center e autore principale dello studio. "Il vecchio sistema di piantare alberi e smettere di tagliarli è esattamente ciò che deve succedere a lungo termine". Lo studio, infatti, mostra come limitare le aggressioni sulle foreste tropicali possa ridurre le emissioni globali di carbonio di almeno l'8%.

Il 70% dei Paesi in via di sviluppo sfrutta ancora il legno come fonte principale di energia, come abbiamo scritto in Stop all'assassino in cucina. Il taglio degli alberi, gli incendi o la morte naturale delle piante, causata dalla siccità, e quindi dal cambiamento climatico, sono fonti di degradazione forestale.

Le foreste sono non solo uno strumento efficace per catturare la CO2 in modo sicuro, collaudato, economico e su larga scala, ma sono importantissime per un grande numero di effetti positivi, a partire dalla regolazione delle precipitazioni fino alla fornitura di un mezzo di sostentamento alle comunità indigene.

Per rallentare il cambiamento climatico è necessario riportare le foreste tropicali ad assorbire più anidride carbonica di quanta ne viene emessa.