Solo nei primi mesi del 2016, più di 515.000 tonnellate di imballaggi in plastica sono state esportate dal Regno Unito e spedite in Asia.

Nel Regno Unito cala il trattamento della plastica. Aumentano invece le esportazioni verso i paesi in via di sviluppo, spesso illegalmente.

Nel 2016, secondo una ricerca effettuata da Energydesk, il Regno Unito ha esportato la maggior parte dei rifiuti derivati da imballaggi in plastica all'estero per essere riciclati

I dati mettono in evidenza come i rifiuti inviati all'estero finiscano nell'inceneritore o addirittura sotterrati e non riciclati.

Più di due terzi (67%) dei rifiuti derivati da imballaggi in plastica, circa 515.000 tonnellate, nel primo trimestre del 2016, sono stati esportati illegalmente verso l'Asia, per essere riciclati. Cifre molto simili a quelle dei due anni precedenti (61% nel 2015 e 60% nel 2014).

Recentemente gli esperti hanno voluto mettere in guardia il governo sul destino sconosciuto delle esportazioni: secondo loro vengono esportati molto spesso illegalmente verso l'Asia per effettuare una cernita manuale oppure bruciati per recuperare energia.

Altri invece pensano che potrebbero essere una fonte di contrabbando per altri rifiuti più pericolosi o semplicemente che invece di esportare plastica di buona qualità adatta al riciclaggio, i "criminali" esportino rifiuti misti e contaminati per evitare di pagare le tasse sulle discariche nel Regno Unito.

James Bevan, direttore generale dell'Agenzia per l'ambiente, nel settembre del 2016 ha definito questi traffici "i nuovi narcotici".

Tra il 2015 e il 2016, l'Agenzia per l'ambiente aveva fermato 223 spedizioni di rifiuti, non conoscendo quanta quantità di plastica contenessero.

Samantha Harding, Programm Director al Campaign to Protect Rural England ha affermato che inviare materiali plastici fuori dal paese non ha alcun senso, sia dal lato economico che ambientale.

Se raccolti correttamente ha spiegato, il riutilizzo e il riciclo non solo contribuirebbero alla salvaguardia ambientale, ma creerebbero anche nuovi posti di lavoro.

Tradizionalmente il Regno Unito ha esportato la maggior parte dei rifiuti plastici in Europa per bruciarli e trasformarli in combustibile, oppure verso la Cina per il riciclo.

Nonostante ciò, nel 2013 la Cina aveva implementato norme più severe sulla qualità della plastica che avrebbe accettato attraverso il progetto "Green Fence".

Tornando al 2013, in un rapporto di un socio del Gruppo parlamentare per le risorse sostenibili si affermava che la vera preoccupazione era la spedizione di materiali descritti come "greenlist", ovvero spedizioni illegali di rifiuti urbani misti ricoperti da materiali riciclabili leggeri come carta o plastica.

Nello stesso anno, la Commissione Europea aveva osservato che i costi più bassi nei paesi in via di sviluppo per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti rappresentavano un importante volano economico per le spedizioni illegali dei rifiuti.

Questi costi nettamente inferiori sono il risultato di strategie ambientali e sanitarie non regolamentate che nell'UE invece, sono controllate.

Già nel 2015, DEFRA (Department for Environment, Food and Rural Affairs) era stato avvertito sul potenziale delle esportazioni illegali di materie plastiche.

In risposta ad una consultazione sulla riduzione degli obiettivi di riciclaggio, cinque aziende del settore, compresi ECOTECH e Dsmith avevano sottolineato l'impatto delle importazioni illegali sul mercato.

Il trattamento della plastica nel Regno Unito, è una delle attività in calo negli ultimi anni, con almeno sei società che sono state costrette ad uscire dal mercato, causa esportazioni illegali.

La società di riciclo PlasRecycle ha affermato il calo è dovuto anche alla mancanza di una corretta gestione, ai bassi prezzi del petrolio e l'esportazione illegale.

Dsmith, leader nel settore degli imballaggi in cartone ondulato in Europa, ha sottolineato che è necessario intraprendere azioni su queste esportazioni illegali di rifiuti misti.

Il pericolo è l'incoraggiamento della raccolta di materiale di scarsa qualità, in quanto ci sono mercati di esportazione che prenderanno comunque in carico il materiale per poi smistarlo nuovamente.

Resta comunque vero che l'aumento dei prezzi, non fa altro che invogliare alla frode, sistema che distorce il mercato interno.