Piccoli impianti efficienti a rinnovabili al posto delle mega-centrali giurassiche. Per noi quasi un refrain, ma lo studio di una ONG porta dati concreti.

Il Practical Action’s Southern Africa di Harare svela i conti dei finanziamenti ai vari tipi di centrali energetiche nel sud del mondo. Devono essere rinnovabili, tecnologiche, affidabili, ma soprattutto piccole.

Uno studio recente, effettuato dal Practical Action Southern Africa (azioni concrete nell'Africa del Sud) di Harare nello Zimbabwe, in collaborazione con l'Università di Edimburgo, consiglia gli investitori internazionali di finanziare i sistemi distribuiti di energia rinnovabile (Distributed Renewable Energy Systems, DRES), nei paesi in via di sviluppo, al posto delle mega centrali elettriche.

I motivi sono etici, tecnici, pratici, ma anche economico-finanziari, visto che l'impulso dato alle micro-economie locali favorisce la restituzione dei capitali.

La scarsità di energia lascia ancor oggi 1,2 miliardi di persone nel mondo senza accesso all'elettricità e 2,7 miliardi di persone costrette a scaldarsi e cucinare con biomassa trtadizionale (tipicamente legna). Si può parlare coerentemente di innovazione solo quando si riesce a garantire l'accesso universale all'energia affidabile, sostenibile e a prezzi accessibili per tutti.

Oggi sono emersi tecnologie e modelli di business con un buon potenziale. In particolare, i DRES hanno la capacità di rispondere rapidamente e in modo efficace alla povertà energetica, soprattutto nelle zone rurali.

Ma lo sviluppo di sistemi innovativi a favore dei poveri per l'accesso energetico sostenibile basato sui DRES deve affrontare sfide a più livelli: di norma si tende a preferire progetti di grandi centrali per attrarre il sostegno di importanti finanziatori.

Considerando le esigenze urgenti della povertà energetica, la velocità con la quale le fonti rinnovabili su piccola scala potrebbero diventare operative e il costo sempre minore per la loro installazione, non ci sono controindicazioni all'elettrificazione rurale basata sui Dres.

Oltre a essere controindicata per l'impatto, anche alla luce dei cambiamenti climatici, la preferenza abituale per grandi e mega-progetti è inoltre inadeguata per affrontare efficacemente la povertà energetica.

La giustizia tecnologica richiede maggiori sforzi da parte di tutti gli attori dei sistemi innovativi per rispondere alle necessità dei poveri. L'innovazione è necessaria a tutti i livelli per promuovere una comprensione più olistica degli impatti a lungo termine dei progetti di energia tenendo conto di vari fattori. In primo luogo la resistenza ai cambiamenti climatici e la vulnerabilità dei sistemi altamente centralizzati agli eventi meteorologici estremi e disastri (vedi la centrale nucleare di Fukushima, Giappone).

In secondo luogo la loro impronta idrica è da tenere in seria considerazione. Per esempio le centrali a carbone richiedono quantità enormi di acqua per il raffreddamento, e quelle idroelettriche generano impatti considerevoli sull'idrodinamica fluviale, il che, alla luce della richiesta di acqua determinata dal cambiamento climatico, provoca problemi in termini di sicurezza idrica e siccità più frequenti.

In terzo luogo vanno calcolati i costi energetici dovuti all'accentramento, per esempio, l'energia che serve per estrarre e trasportare il carbone e quella per costruire la centrale elettrica, in termini di emissioni di gas serra. Se si tiene conto di questi, l'impatto ambientale dell'intero ciclo di vita di un grande progetto diventa enorme.

Attualmente, i calcoli economici non tengono conto di questi impatti o di quelli sulla salute pubblica, e nessuno è al corrente della possibilità dei DRES di essere un motore per la crescita sostenibile nelle aree rurali. È necessario che i vantaggi delle tecnologie DRES rispetto ai progetti faraonici siano resi più espliciti in termini economici e tecnici ai decisori che si occupano di crescita dell'economia nazionale.

L'accesso diffuso all'energia promuove l'istruzione e lo spirito imprenditoriale
, la creazione di imprese locali e servizi energetici sostenibili, a esempio tramite la refrigerazione, l'irrigazione, l'alimentazione di macchinari e la ricarica delle batterie per l'elettronica. Tutto ciò consente agli abitanti di queste aree di diventare dei buoni pagatori, e quindi di remunerare correttamente l'investimento, al riparo dai rischi di insoluto.

Per contro i grandi progetti tendono a beneficiare le industrie ad alta intensità energetica, e non riducono effettivamente la povertà energetica. L'accesso ai finanziamenti è senza dubbio la barriera principale per la lotta alla povertà energetica in questo momento. L'innovazione muove dal settore finanziario, vi è la necessità di strumenti finanziari che siano accessibili e abbordabili per i poveri energetici.