Preoccupazione del settore dei riciclabili per il fatto che la Cina ha comunicato le soglie dei contaminanti per per i riciclabili nel 2018. Meglio di quanto ci si aspettasse, ma ancora lontani dalla praticabilità.

La Cina ha finalmente rilasciato le soglie di contaminazione che ritiene di applicare sui riciclabili importati dal marzo 2018. Sono migliori di quanto paventato, ma non tanto da tranquillizzare i riciclatori. Reazioni varie delle associazioni di categoria.

In un documento, intitolato "Standard di controllo della protezione ambientale per rifiuti solidi importati come materie prime," depositato presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio, il Ministero della Protezione Ambientale della Cina (MEP) ha comunicato l'adozione di nuovi standard di contaminazione per i materiali riciclabili da importare.

L'intenzione del MEP è quella di adottare gli standard GB 16487 per la protezione ambientale per i materiali da importare, per cui le soglie di impurità da applicare sono le seguenti:
- metalli ferrosi 0,5%,
- metalli non ferrosi 1%,
- carta 0,5 %,
- scorie di fusione 0,5%,
- legno 0,5%,
- motori elettrici 0,5%,
- fili e cavi 0,5%,
- metallo e scarti di elettrodomestici 0,5%,
- contenitori 0,05%,
- plastica 0,5%
- rifiuti automobilistici 0,3%.

Le norme indicano la data di adozione del 31 dicembre di quest'anno, con l'entrata in vigore proposta per il 1° marzo 2018. Gli interessati hanno 30 giorni per presentare commenti, ovvero fino al 15 dicembre.

Si tratta di un leggero affievolimento rispetto a quello che era stato sollevato in precedenza, ma non è la riduzione drastica che i riciclatori speravano. In precedenza, la Cina aveva parlato di uno standard di contaminazione dello 0,3 per tutti i materiali.

Le associazioni sono deluse dal fatto che il governo cinese abbia apportato una revisione così modesta ai precedenti standard di contaminazione per la carta e la plastica, e continuano a temere che le norme proposte, insieme ad altre azioni come la restrizione delle licenze di importazione (vedi Cina: le aziende chiudono per le leggi ambientali), possano costituire un importante barriera all'export di materiali riciclabili alla Cina.

Le organizzazioni mondiali per il riciclo BIR (Bureau of International Recycling) e ISRI (Institute of Scrap Recycling Industries) hanno espresso un misto di sollievo e preoccupazione per le nuove soglie di impurità proposte dalla Cina per le importazioni di alcuni materiali riciclabili.

In effetti, le soglie per carta riciclata, ferrosi, non ferrosi e plastica non sono così basse come inizialmente temeva (lo 0,3%). Tuttavia, ci si aspettava, da colloqui avvenuti solo di recente coi rappresentanti del settore, soglie di impurità meno rigorose per i rottami ferrosi e la carta, rispettivamente fissate all'1% e allo 0,5% con questa comunicazione.

Secondo i riciclatori, nessun operatore può raggiungere un livello di contaminazione così basso senza rallentare la linea e aggiungere manodopera, tutto ciò aumenterà i costi e renderà meno redditizi i processi di riciclo. Cosa succederà ai materiali che non possono essere riqualificati, dove finiranno e a che prezzo per la società?

In sintesi, pur essendo liete che il governo cinese abbia tenuto conto di alcune delle loro preoccupazioni, le organizzazioni dei riciclatori sostengono che le percentuali proposte "sono ancora lontane dalle cifre che l'industria considera fattibili e accettabili."

Il presidente dell'ISRI, Robin Wiener, è "rincuorato" dal fatto che la nuova proposta si allontani dalla soglia dello 0,3%, ma concorda che i nuovi livelli sono ancora "di grande preoccupazione" e "non in linea con gli standard seguiti a livello globale dalla comunità del riciclaggio e dai nostri utilizzatori industriali."

Sia BIR che ISRI, che in generale tutte le associazioni dei paesi OCSE, stanno progettando di presentare propri commenti presso l'OMC entro la scadenza del 15 dicembre.