Nonostante il ritorno di Trump al 20° secolo, la California punta tutto sulla mobilità elettrica. Si prevedono scintille interessanti con Washington.

Mentre la Casa Bianca cerca di tornare al petrolio, la California accelera sulla mobilità elettrica. I piani coinvolgono non solo lo stato, ma anche le aziende. Non solo le auto, ma anche treni, autobus e autocarri.

Durante l'ultimo incontro con le case automobilistiche, Donald Trump ha dichiarato: "Io sono, in larga misura, un ambientalista."

Finora si fatica a credergli, visto che ha mostrato segnali di negazionismo, climatico, ha nominato ai vertici dello stato federale un pool di apologeti pro-petrolio tra cui citiamo soltanto l'ex AD di ExxonMobil, Rex Tillerson, segretario di Stato, e Scott Pruitt, procuratore generale dell'Oklahoma, negazionista noto per aver citato in giudizio l'EPA (l'ente per la protezione dell'ambiente USA) sugli standard di riduzione delle emissioni e gli obiettivi di energia pulita, messo proprio a capo dell'EPA stesso.

Ma questa ventata di ventesimo secolo non riesce a smorzare lo slancio, se vogliamo anche un po' inconcludente e fighetto, verso i veicoli elettrici. Questo è particolarmente vero in California, che sta rapidamente sfornando piani per combattere l'Amministrazione federale sulla maggior parte delle questioni climatiche. "La California non può tornare indietro," ha dichiarato il governatore Jerry Brown in un appaludito discorso pubblico, "né ora, né mai."

E non si tratta solo di elettrificare il carro armato di Schwarzenegger: le intenzioni del governo statale paiono serie e orientate all'infrastruttura, coinvolgendo anche il trasporto pubblico e quello delle merci.

Sono in costruzione stazioni di ricarica in edifici per uffici, appartamenti, aeroporti e parcheggi in tutto la California. Ma la rete è ancora abbastanza piccola, e il costo di utilizzo di queste stazioni, che sono spesso in cattivo stato, è anche sorprendentemente alto. E il fatto che la maggior parte delle stazioni sia concentrata in aree ricche, non aiuta granché la diffusione.

C'è di più: le utility, ovvero le società di distribuzione dell'energia, si sentono quanto mai protette dal governo statale e pianificano un investimento da 1 miliardo di dollari in sistemi di alimentazione di tutti i tipi, anche quelli destinati al trasporto pubblico di persone, anche di merci.

Anche le città sono coinvolte sul serio. Los Angeles sta portando avanti i suoi piani per implementare il car-sharing elettrico che si rivolge ai ceti a basso reddito, le comunità con l'aria più inquinata. I quartieri del centro otterranno 200 stazioni di ricarica elettriche e 100 veicoli elettrici condivisi, gestite a basso costo. Forse è il primo programma pubblico che sposa mobilità condivisa, auto a emissioni zero, e anche equità.

Los Angeles, inoltre fa la sua parte come amministrazione: all'inizio di questo mese, i sindaci di L.A., San Francisco, Portland, Seattle hanno ordinato una flotta di 24.000 veicoli elettrici da dividere tra le loro città.

Con Washington è guerra aperta. L'amministratore designato dell'EPA (Environment Pollution Agency, l'ente per la protezione dell'ambiente USA), Scott Pruitt, ha dichiarato di voler revisionare le rigide regole della California sulle emissioni (che regolano non solo la California, ma anche molti altri stati), nonché il permesso di imporre norme extra-forti di qualità dell'aria.

Chi la vincerà? I veicoli elettrici moderni sono più costosi rispetto alle auto tradizionali, e hanno meno scelta. Ma hanno anche grandi vantaggi, minori costi di manutenzione, zero emissioni allo scarico. Il loro impatto climatico dipende da come sono alimentate le centrali elettriche, che comunque stanno migliorando con la diffusione delle fonti energetiche pulite. C'è anche la questione spinosa dell'impatto complessivo dei veicoli elettrici per tutta la loro durata di vita. Ma anche qui pare ci siano miglioramenti.

L'amministrazione Obama ha investito molto nello sviluppo del settore privato di batterie più economiche, più durevoli e soprattutto sovvenzionate con sgravi fiscali. Già nel 2011, Obama aveva predetto (o realmente, sperato di vedere) un milione di veicoli elettrici sulle strade entro il 2015. Ciò non è accaduto; le vendite complessive sono in realtà diminuite nel 2015, dopo alcuni anni di lenta crescita.

Ma 2016 ha visto le vendite di EV record, e il mercato globale è cresciuto di un bel 30 per cento. Grazie ai soldi di Obama, il costo di queste auto è in calo, e la loro gamma e le prestazioni continua a migliorare. La tecnologia delle batterie avanza rapidamente.

I maggiori guadagni di vendite numerici saranno probabilmente proprio nello stato eco-fighetto per eccellenza, la California, grazie anche agli sforzi finanziari e legislativi dello stato: già nel 2013, il governatore Jerry Brown ha fissato un obiettivo di 1,5 milioni di veicoli elettrici su strada entro il 2025, che sarebbe circa il 15 per cento dei nuovi veicoli venduti nello stato. Purtroppo la quota di auto ibride ed elettriche sulle strade della California si è attestata a poco più del tre per cento nel corso degli ultimi anni.

Cosa ostacola l'elettrificazione del Golden State? In primo luogo, c'è un gap di comunicazione: secondo un sondaggio del 2016 oltre il 75 per cento degli automobilisti non è a conoscenza degli incentivi dello stato, e quasi l'80 per cento non sapeva del credito d'imposta federale. Questo, combinato con il prezzo elevato delle eco-auto, ha mantenuto un sacco di consumatori lontano. Secondo: i bassi prezzi del petrolio hanno incentivato l'acquisto di veicoli convenzionali. Terzo: l'ansia, ovvero la paura di guidare per lunghe distanze senza possibilità di ricarica rimane un problema.

Per noi vale sempre il vecchio detto: "l’auto più ecologica è la nostra vecchia auto, soprattutto se la teniamo in garage e usiamo bici e mezzi pubblici," ma se proprio deve essere nuova, meglio sia piccola e lenta. Non ci pare che la direzione presa dalla California sia per una mobilità sobria, ma la guerra che si sta profilando con lo stato federale promette interessanti scintille. Staremo a vedere.