Un piccolo vademecum (in inglese) per riconoscere ed evitare il fenomeno del "lavaggio" verde.

Smascherare le aziende che fanno greenwashing non è semplice, ma alcuni enti americani pubblicano una piccola guida per non farsi fregare.

Un numero crescente di consumatori pone la propria attenzione sull'ambiente nel momento in cui decide di acquistare qualcosa, molti sono addirittura costretti, per motivi di salute, etici o religiosi, a comprare prodotti ecologici. Il problema è che molte aziende affermano di essere eco-rispettose, ma si fermano alle parole, in quanto non hanno a disposizioni azioni concrete che possano sostenere queste affermazioni.

Il Better Business Bureau, organismo pubblico nordamericano (USA, Canada e Messico) incoraggia i consumatori a prestare attenzione al greenwashing, ovvero a quelle rivendicazioni di marketing green che possono essere fuorvianti. Il risparmio di energia e la riduzione dei rifiuti, sono ormai parte importante della mentalità dei consumatori.

Non tutti i prodotti che si dichiarano rispettosi dell'ambiente sono progettati per esserlo.
Secondo la Federal Trade Commission, organo di controllo USA, molte aziende utilizzano il greenwashing per ingannare i consumatori e convincerli sui vantaggi ambientali di un prodotto. La FTC consiglia prima di tutto di cercare informazioni specifiche su pacchetti e prodotti.

Il Better Business Bureau e la Federal Trade Commission, per capire quali sono i veri prodotti green e quali invece si vendono per tali ma non lo sono, consigliano ai consumatori di seguire regole ben precise. Innanzi tutti bisogna porre attenzioni ai prodotti pubblicizzati come "qualcosa-free" (privo di qualcosa), "qualcosa-friendly," (che tutela qualcosa), o "non-tossico": di solito nascondono la fregatura.

Quelli esenti da sostanze chimiche o ingredienti strani, devono poter dimostrare di non contenerne alcuna traccia oltre al fatto di essere privi di qualsiasi ingrediente tossico.
Se nell'etichetta quindi, viene indicata la citazione "non tossico", il prodotto dovrebbe dimostrare di essere sicuro per la salute umana e per l'ambiente.

Se invece una società afferma che il prodotto ha l'obiettivo di ridurre lo spreco deve riportare esempi, statistiche o confronti a sostegno dell'affermazione. L'etichetta dovrebbe quindi indicare una percentuale di riciclo al termine del consumo.

Quando si parla di materiale biodegradabile, e quindi che può sciogliersi se esposto a luce, aria e umidità, o di materiale compostabile, dovrebbe esserci la prova di biodegradabilità o compostabilità completa. Inoltre, se l'azienda dichiara di aver realizzato il prodotto con materiali rinnovabili, energie rinnovabili o senza carbonio, dovrebbero anche essere in grado di dire quale percentuale del prodotto stesso o dell'imballaggio è stata fatta utilizzando le rinnovabili.

Infine, alcuni prodotti potrebbero contenere certificazioni apparentemente ufficiali, come la frase "Earth Smart". Se non sono certificazioni note, emesse da enti terzi autorevoli, in genere non significano nulla. E' necessario quindi cercare informazioni sull'imballaggio che indica le connessioni che l'azienda ha con l'organizzazione che ha posto il sigillo.

Si può scaricare la guida (in inglese) dal sito della Federal Trade Commission.