Alcuni Stati USA stanno ritirando o non prorogando gli incentivi per le auto elettriche. Questo fatto mette un po' in crisi il settore, e così ripartono le voci dei complotti dei petrolieri.

Le difficoltà nel mercato delle auto elettriche e l'azione politica dei neo-negazionisti trumpiani inducono alcuni siti ecologisti a gridare al complotto. Ma la mobilità elettrica non è la soluzione.

Nel 2006, il documentario "Chi ha ucciso le auto elettriche?", raccontava la storia della EV1, la prima nata nel settore dei veicoli elettrici a opera di General Motors, allora n.1 dei produttori di auto mondiali. Lo scopo era propagandare una serie di teorie complottistiche sulla causa della "morte" della EV1, ovvero del miserabile fallimento di quell'esperimento commerciale.

Il documentario, se comparisse oggi sulla scena, sarebbe catalogato probabilmente tra le fonti di fake news. Gli anni sono passati, e la ricomparsa sul mercato delle vetture a batteria ha definitivamente tolto di mezzo i cattivi pensieri alimentati dal film: l'auto elettrica fallì solo per motivi tecnici. Le vetture erano state prodotte solo per ottemperare all'obbligo imposto dalla California di produrre un veicolo a zero emissioni (ZEV) necessario per poter vendere i veicoli a benzina nel Golden State. Di fronte al clamoroso fiasco commerciale, furono ritirate in fretta e furia.

A ben vedere, però, anche adesso questa tecnologia non se la passa granché bene. Dopo i primi entusiasmi e fondi pubblici a gogò (vedi In California il futuro è ancora elettrico), ora sembra che vi sia un po' di ripensamento. Un certo numero di stati negli USA ha iniziato a ridurre gli incentivi volti ad incoraggiare i consumatori verso l'acquisto di veicoli elettrici: proprio questo mese, i legislatori dell'Utah non hanno votato per l'estensione del credito d'imposta per le auto elettriche, la Georgia ha eliminato il credito di 5.000 dollari concesso nel 2015, l'Oregon ha deciso di non offrire i suoi 1500 dollari di credito. Sarà mica tornata in auge la lobby dei petrolieri?

Per alcuni organi USA di informazione green sembrerebbe proprio di sì. Il sito Justmeans introduce di nuovo il complottismo, parlando dell'azione politica dei fratelli Koch, repubblicani e negazionisti climatici, che da anni si battono contro gli incentivi statali alla mobilità elettrica. Leggendo attentamente, non sono accusati direttamente come i responsabili di questo "complotto petrolifero", ma il concetto che passa ai lettori disattenti è essenzialmente questo.

È chiaro, i ricchi proprietari della Koch Industries sono tutt'altro che dei simpaticoni, ma attribuire a loro la difficoltà della mobilità elettrica è sicuramente basso giornalismo, indegno esempio di complottismo eco-fighetto. Certamente è più semplice incolpare i grandi complotti per raggirarci, contro i quali non si può fare nulla, che impegnarsi concretamente, come ad esempio utilizzare meno la macchina, e usare la mobilità pubblica. La teoria del complotto è la scusa ideale per non agire e scaricare il barile sugli altri.

Le ragioni del fallimento delle auto elettriche negli anni passati (e delle difficoltà attuali) sono, come detto, essenzialmente tecniche. Prima di tutto non è affatto vero che non producono inquinamento: l'energia elettrica che serve a ricaricare un'auto elettrica deve arrivare da qualche parte, e se la centrale elettrica che la produce è inquinante, caricare l'auto elettrica inquina di conseguenza. Anche se oggi il mix energetico offerto dalla rete elettrica non è più quello di dieci anni fa, e gli impianti a rinnovabili sono sempre più numerosi, l'auto elettrica inquina comunque.

Altro problema è quello delle batterie: oltre a essere in sé una fonte di inquinamento notevole, un pacco di accumulatori ben dimensionato è un aggeggio pesante da portarsi appresso. Inoltre, costano molto e tendono a deperire drasticamente dopo pochi cicli di utilizzo. A rincarare la dose, la ricarica è lenta, gli impianti domestici in genere non sono sufficienti e le colonnine pubbliche sono poche.

Dal punto di vista ecologico, se si vogliono replicare prestazioni e dimensioni degli attuali obbrobri a benzina, i vantaggi del motore elettrico vanno a farsi friggere, come abbiamo descritto in Schwarzenegger e la mobilità tonta e Le nuove generazioni preferiscono i SUV.

Siamo sempre felici di criticare, anche pesantemente, i negazionisti climatici e chi si oppone agli accordi di Parigi COP21. Trump, il ciuffo biondo che bombarda il mondo, e il suo staff di vecchi maschilisti antiscientifici non ci entusiasmano, ma da qui a dare credito agli spacciatori di bufale ce ne corre.