Finché l'energia rinnovabile non sarà accessibile ai poveri del pianeta, la rivoluzione sostenibile rimarrà al palo. Soluzioni tecniche e finanziarie cercansi.

È possibile estendere i benefici dell'energia rinnovabile alle popolazioni più povere del pianeta? L'esempio dell'India e qualche spunto di riflessione sulle nuove tecnologie.

"C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano diponibili a tutti."
(Henry Ford)

Il mondo ricco è nel bel mezzo della rivoluzione solare. In meno di due decenni, il solare fotovoltaico è passato da nicchia a settore chiave per le strategie economiche ed energetiche della parte sviluppata del pianeta.

Le economie di scala e di progressi nella tecnologia hanno fatto crollare il costo globale del solare fotovoltaico anno dopo anno, spingendo gli analisti più arditi a prevedere che l'energia solare potrebbe arrivare al 20 per cento del consumo totale di elettricità entro il 2030.

Eppure, a oggi le energie rinnovabili innovative costituiscono ancora una quota che va dall'1 al 2 per cento del mix energetico totale. Il problema è che, per quanto crollato, il costo di un impianto solare resta insostenibile per le persone più povere del mondo.

Questo è un problema prima di tutto di giustizia: un mondo che fa risparmiare solo i ricchi del pianeta non piace a nessuno. Ma è anche un problema pratico: finché la gran parte della popolazione mondiale userà energia fossile per sopravvivere, la svolta sostenibile rimarrà solo sulla carta.

Paradossalmente, non possono accedere al solare proprio le popolazioni che potrebbero godere al massimo di queste tecnologie, perché vivono in zone dove il sole picchia duro e dove le reti elettriche sono tutt'altro che efficienti e capillari. Una fonte affidabile di energia potrebbe mettere in moto in quei luoghi un sistema produttivo che li porti fuori dalla povertà.

In India, solo per fare un esempio, oggi 230 milioni di persone non hanno accesso all'elettricità e si affidano a lampade a cherosene e candele per la luce. Di quelli che hanno una connessione di rete, molti sono in balia di una fornitura irregolare, con blackout che durano da alcune ore a molti giorni. A peggiorare le cose c'è una mentalità sprecona di cittadini ed enti pubblici, favorita dall'accesso ai combustibili fossili a buon mercato.

Avere accesso ad una forma regolare e affidabile di energia permetterebbe di migliorare i compensi delle attività da reddito, possibili anche oltre le ore di luce, e aumentare la capacità di uscire dalla povertà. Solo un paio d'ore in più di luce al giorno, per esempio, possono aumentare i guadagni dal 20 al 30 per cento.

La luce elettrica solare migliorerebbe l'attività degli studenti, aumentando il grado di scolarizzazione. Inoltre, l'illuminazione solare eliminerebbe i rischi per la salute connessi con la combustione del kerosene, e ridurrebbe le emissioni di CO2. Un miglioramento a tutto tondo in termini di qualità della vita delle persone.

Ci sarebbe bisogno di un piano mirato di finanziamenti, senza il quale salire al primo gradino della scala di accesso all'energia pulita rimane assolutamente fuori dalla portata dei poveri del mondo. Ma proprio perché poveri, il loro accesso al credito è pressoché nullo, poiché i parametri di concessione di credito dei paesi ricchi sfavoriscono gli abitanti del sud del mondo. La probabilità di fallimento è troppo alta, e il tempo di rientro degli investimenti troppo lungo.

In Europa e nel Nord America è stato relativamente agevole finanziare la costruzione di impianti fotovoltaici, perché, come si dice in gergo, si pagano da soli. Ma un conto è chiedere a degli utenti benestanti una rata di un mutuo equivalente alla vecchia bolletta, un altro conto è chiedere del denaro a chi una bolletta non l'ha mai pagata e deve sostenere la rata con un lavoro completamente nuovo. I tassi di interesse normalmente richiesti a queste popolazioni di certo non aiutano a rendere sostenibile l'operazione.

L'apertura di canali di prestito a prezzi accessibili a tutti i settori della società è una necessità imprescindibile per lo sviluppo dei paesi poveri, e nel caso dell'energia solare porta con sé benefici di vasta portata. Vari esperimenti si stanno moltiplicando in tutto il mondo, rilevando sorprendentemente un bassissimo tasso di default. Le banche dovrebbero essere gentilmente accompagnate a fare investimenti in questo settore, attraverso obblighi e incentivi/garanzie.

Un'altra strada da battere sarebbe quella di svincolarsi dalle politiche accentratrici dei grandi produttori del fotovoltaico, incentivando la produzione di pannelli e impianti presso piccole aziende.

Non si tratta solo di costruire pannelli da scarti di celle fotovoltaiche, come spiegato da questo interessante tutorial dal sito di Greenpeace, ma anche di progettare piccole scale di produzione per tecnologie più innovative.

La tecnologia dei pannelli fotovoltaici in perovskite ibrida agli alogenuri di piombo di cui abbiamo già parlato in questo articolo, si sta rapidamente imponendo. Costano una frazione di quelli al silicio e rendono quasi altrettanto (e i rendimenti stanno aumentando). La tecnologia di produzione è semplice e open-source, e può essere attuata anche artigianalmente.

Ancora, abbiamo già scritto in quest'articolo che, utilizzando pacchi di batterie di seconda mano provenienti dall'automotive (settore in crescita esplosiva che produrrà milioni di tonnellate di scarti tra 4/5 anni), si può costruire un sistema di accumulo per il fotovoltaico residenziale.