I dati emersi nel rapporto Rifiuti Urbani 2015 ci mostrano il danno economico, ambientale e sanitario.

La mancanza di normative sulla gestione dei rifiuti comporta un costo notevole per il nostro Paese.

E' pari a 13 miliardi di euro l'anno il costo che grava sul nostro Paese per la mancanza di chiarezza sui rifiuti in termini ambientali, economici e sanitari, tanto quanto creare una manovra finanziaria.

Sono questi i dati resi noti dall'Istituto superiore per la protezione ambientale (Ispra) nel rapporto Rifiuti Urbani 2015 e calcolati da Wired e Cittadini Reattivi.

Stime approssimative e in calo, che creano un velo opaco sulla pubblica amministrazione, ma spianano la strada a corruzione e criminalità organizzata con molti arresti, come evidenziato nel rapporto Ecomafia 2016.

Vere e proprie frodi ai danni dei cittadini: i rifiuti sono oro, ma non per i comuni cittadini virtuosi che riciclano. Senza contare i gravi danni causati anche alla sanità, oltre al grande impatto ambientale.

E' bene ricordare l'articolo 13 della direttiva europea 2008/98, che sottolinea come "la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all'ambiente".

Ciò che è chiaro però è, come confermato dalla Direzione generale Ambiente della Commissione europea, che le discariche di rifiuti urbani e speciali fuori legge sono 155, in cui sono stati smaltiti rifiuti indifferenziati creando emissioni di gas nocivi, percolato e liquami.

Ispra ha sottolineato che quelle a norma in tutta Italia sono solo 30 e ci vorrebbero almeno 300 milioni di euro per rendere a norma e bonificare. Denaro che lo stato potrebbe prestare, ma dovrebbero essere restituiti dai proprietari delle discariche unitamente a enti di controllo e pubblica amministrazione, che hanno la colpa di non aver constatato il danno ambientale.

Il governo uscente ha proposto come unica via possibile l'incenerimento, come scritto nel decreto Sblocca Italia, che prevede la creazione di otto nuovi impianti. Ma si tratta di una scorciatoia dannosa per la salute dei cittadini e costosa, quindi ricca di soldi pubblici per gli amici degli amici, come abbiamo già scritto in quest'articolo.

Tante regioni non hanno ancora ratificato le manovre definitive in merito alla gestione dei rifiuti, per cui siamo ancora in infrazione. Il punto è che fino a quando non verrà messo in piedi un sistema di trattamento dei rifiuti a tre categorie di impianti, discariche, termovalorizzatori e impianti di trattamento dei rifiuti organici pagheremo circa 120mila euro al giorno.

Nel frattempo, se smaltire in discarica è pericoloso per il territorio, la gestione di inceneritori evidenzia la mancanza di norme ambientali e di tutela della salute per i cittadini, chiarendo i motivi di chi è contro a questi impianti.

Bisogna quindi sfatare il mito. Partendo da ciò che non è stato affermato sulla gestione degli appalti e sulla verità sui costi riguardanti la gestione dei rifiuti in base alla filiera scelta e di quanto tutto questo sia parte integrante della nostra quotidianità.

Fino ad arrivare a capire quali siano gli impianti necessari alla chiusura del ciclo dei rifiuti che spesso non sono inceneritori e tanto meno discariche, come sottolineato dagli open data del Comune di Roma, dove si paga una delle bollette più care d'Italia.

Dall'altro lato non possiamo dimenticare quei comuni che fanno pratiche virtuose, come la raccolta differenziata, che mostrano come sia possibile vivere in modo sostenibile e risparmioso.

Un quadro che anticipa la nuova economia circolare sancita dall'Unione Europa che stabilisce che i rifiuti sono una risorsa, vista la scarsità di materie prime, e che un'importante obiettivo è quello di ridurre la produzione, creando nuove occupazioni.

Ed è bene anche comprendere quanto i rifiuti facciano male, sia se finiscano in discarica che in inceneritore, e come possa una maggiore apertura di dati economici, ambientali e sanitari risolvere la crisi dei rifiuti in Italia.