La norma, in vigore dal 22 Luglio, riguarda i punti vendita con almeno 400 mq di superfice espositiva

A partire dal 22 luglio 2016, secondo quanto previsto dal Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare numero 121 del 31 maggio 2016 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, sarà obbligatorio il ritiro gratuito da parte dei distributori con superfici di vendita di almeno 400 mq, delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, i così detti RAEE, anche di piccole dimensioni, e senza obbligo di acquisto di equivalenti dispositivi.

In base al rapporto che mostra la situazione sull'impatto del sistema del riciclo dei Raee sia a livello europeo che italiano, il Ger (Green economy report),presentato il 7 luglio da Remedia, Consorzio italiano che si occupa della gestione eco-sostenibile dei rifiuti tecnologici, in collaborazione con la Fondazione sviluppo sostenibile, la guerra contro il cambiamento climatico è strettamente legata, oggi, alla gestione dei rifiuti tecnologici.

Il rapporto infatti, mette in evidenza l'impatto positivo della raccolta dei RAEE, misurato non solo con il Carbon footprint, bilancio delle emissioni dei gas serra, ma anche con altri indicatori come il Water footprint, ovvero il bilancio dell'acqua, il Material footprint, il bilancio delle risorse, e infine, il Land footprint, quello del consumo del suolo.

Da ciò è risultato un risparmio di acqua non consumata di circa 660 mila m3, 80 mila tonnellate di risorse non prelevate dal suolo e oltre 330 ettari di terreni non sfruttati, aggiungendo un buon quantitativo di rifiuti tecnologici raccolti e trattati da Remedia.

Solo nel 2015, quest'ultima, ha gestito circa 40 mila tonnellate di raee, di cui circa il 90% è stato avviato a recupero e il 3% trasformato in energia. Solo il 6% è stato smaltito in discarica, l'1% avviato a termo-distruzione. Quindi, secondo il rapporto, solo in Italia il riciclo dei Raee ha evitato l'emissione di 500 mila tonnellate di anidride carbonica nell'atmosfera.

In effetti, sembra che il riciclo dei rifiuti tecnologici, abbia effetti positivi non solo sull'ambiente, ma anche sull'economia del Paese. Per un paese povero di materie prime come il nostro, il risparmio di materiali vergini, porta grandissimi vantaggi. Dal rapporto, emerge un valore di circa 16 milioni di euro, ovvero una grande riduzione di costi per l'importazione delle materie prime, oltre ai benefici economici indiretti per le imprese del settore, di circa 10 milioni di euro.

Un beneficio economico identico a quello europeo, in cui, secondo la Ellen MacArthur Foundation e il McKinsey Center for Business and Environment, l'economia circolare porta all'Europa un aumento del Pil di circa il 7%.

Però, un'economia circolare che si fonda sul riciclo, può realmente funzionare solo se si riesce a dare il giusto prezzo alle materie prime usate dalle industrie, considerando non solo i costi di produzione, ma anche l'impatto ambientale. A questo proposito, a dicembre 2015, la Commissione europea ha pubblicato nuove misure per incentivare l'economia circolare, con l'obiettivo di avere un netto risparmio e nuovi posti di lavoro, oltre ad un taglio di emissioni serra del 4%.

Un esempio lampante, ha spiegato la Commissione europea, sono i nostri cellulari. Se il 95% degli smartphone rotti fossero raccolti, ci sarebbe un risparmio dei costi dei materiali di fabbricazione di oltre 1 miliardo di euro. Ugualmente, se ci fosse un riciclaggio con rimessa a nuovo dei veicoli commerciali leggeri, il risparmio dei materiali sarebbe di oltre 6 miliardi di euro.

Il musicista Jack Johnson parlava delle 3 erre, noi abbiamo esteso il concetto alle 5 erre: questa novità dovrebbe (in teoria) agevolare la 'terza erre', ovvero il riciclo. Sappiamo bene che l'economia circolare avrebbe bisogno di ben altro, come 'le prime due erre', ovvero riduci e riusa.

È singolare che quest'obbligo cada in capo alle cattedrali del consumismo, cioè i mega-negozi che vendono aggeggi elettronici. Loro, che di riduzione e riuso non vogliono nemmeno sentir parlare, saranno almeno obbligati a favorire il riciclo raccogliendo in parte la monumentale spazzatura elettronica che hanno loro stessi contribuito a creare.