Prosegue l'analisi del rapporto ISPRA "Rifiuti Urbani 2015". L'Italia più cara dell'Europa perché ha puntato tutto su discariche e inceneritori, scaricando il costo sui Comuni, e quindi sui cittadini. Con la tariffa puntuale sarebbe possibile stravolgere questo sistema malato e magari risparmiare.

Disorganizzazione, inefficienza, eccessiva centralizzazione e spesso malaffare portano l'Italia al vertice dei costi di smaltimento rifiuti urbani rispetto all'Europa. Smantellare il sistema delle discariche e degli inceneritori, introducendo le cosiddette tariffe puntuali è un piano imprescindibile.

L'inchiesta del 2014 ed effettuata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato sui rifiuti solidi urbani ha dimostrato come ogni cittadino potrebbe godere di un notevole risparmio sulle bollette se si usassero meno discariche e più raccolta differenziata.

Secondo l'Antitrust per fare ciò le industrie dovrebbero sostenere l'intero costo della gestione degli imballaggi contenuti nella frazione dei rifiuti urbani. Sistema già adottato in Austria, Belgio, Germania, Repubblica Ceca e Paesi Bassi, come dimostrato dal rapporto Ocse, The State of Play, mentre in Francia il contributo dei produttori sale al 75% del costo totale.

Diversamente nel nostro Paese i comuni vengono rimborsati solamente fino al 35%.

E' ormai noto che l'intero mondo politico fa appello a inceneritori e discariche per risolvere il problema dei rifiuti, senza notare la giusta soluzione a portata di mano.

Nonostante la raccolta differenziata sia cresciuta col tempo insieme all'impegno (sia di cittadini che di amministratori locali) e ai costi di gestione, siamo noi a pagare circa l'80% dei costi delle operazioni gestionali con la tariffa rifiuti. Senza contare che chi si impegna nel riciclo dovrebbe essere premiato.

Ciò che è certo, è che in base al ciclo prescelto, differenziato o indifferenziato, si alimentano due filiere ben distinte.

L'immondizia nel cassonetto è solitamente la delega vera e propria di amministrazioni ad aziende per lo più private, non solo per la raccolta, ma anche per la gestione e lo smaltimento. Per contro, la raccolta differenziata richiede un coinvolgimento attivo dei cittadini che aiutano recupero, riuso e riciclo.

Il Rapporto Rifiuti Urbani 2015 effettuato da Ispra evidenzia la spesa sostenuta da ogni abitante l'anno per i rifiuti: 213,95 euro.

Solo per lo smaltimento le grandi città spendono centinaia di milioni di euro: vedi Milano che ha speso 350.236.714 o Napoli che nel 2015 ha speso 231.752.001, come si può verificare su SoldiPubblici.it.

Analizzando le bollette e confrontandole con quelle di parenti o amici di altre città, si può capire la differenza sostanziale tra comune e comune, regione e regione.

Differenze legate ad una serie di fattori: il sistema di gestione dei rifiuti maggiormente utilizzato, chi si occupa della gestione del servizio, la partecipazione o meno di una società o di un consorzio. Oltre alla tipologia di tariffazione scelta dall'amministrazione locale.

Situazioni che peccano di trasparenza e di equità, che hanno spinto Anac e Antitrust a svolgere numerose indagini.

Ispra, ad esempio, ha volutamente dedicato ben due capitoli nel Rapporto Rifiuti Urbani 2015 all'analisi del censimento annuale sul sistema tariffario, per monitorare il passaggio dalla Tari, la tassa su rifiuti e servizi creata nel gennaio 2014, alla Pay as You Throw, ovvero "paghi quanto produci".

Un passaggio che stenta a verificarsi, per una serie di motivi tecnici. Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, ricorda la mancanza di un regolamento attuativo dopo 20 anni dal decreto legislativo 22 del 1997.

Così la nazione si dibatte nell'iniquità e nell'eterogeneità territoriale. Se Roma è una di quelle città in cui si paga di più per avere un servizio inefficiente, Parma ottiene il primato per essere il primo capoluogo ad avere un record per la raccolta differenziata e per l'applicazione del sistema di tariffazione puntuale.

Gabriele Folli, assessore all'ambiente di Parma, afferma che i cittadini pagano in base alla produzione di rifiuti: meno ne producono meno pagano in bolletta.

Anche nel Rapporto Rifiuti Urbani 2015 di Ispra, si può leggere "l'aumento della raccolta differenziata nei comuni che hanno introdotto la tariffa puntuale si traduce in una diminuzione dei costi per i cittadini". Dove esistono trasparenza e tracciabilità vi è un notevole risparmio.

I costi di gestione aumentano secondo la quantità di rifiuti prodotta, secondo il ciclo scelto e il numero di abitanti, ma è anche interessante capire se l'uso dell'inceneritore sia conveniente per le famiglie italiane, unitamente alla raccolta differenziata e minor produzione di rifiuti.

In Friuli Venezia Giulia ad esempio, con la differenziata pari all'80% e nessun costo per l'incenerimento, il costo scende a circa 94 euro l'anno per abitante, a differenza dei comuni romagnoli che sono stati calcolati tra i più cari in assoluto con quasi 200 euro l'anno ad abitante.

Nonostante questa evidenza economica, oltre agli aspetti di pericolo per ambiente e salute, prosegue l'incongruenza che vede gli impianti di incenerimento sostenuti dagli incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.