Rivuluzionario processo biochimico per estrarre litio, cobalto e altri metalli dalle batterie usate.

Presentato al Meeting & Exposition della American Chemical Society (ACS) un metodo molto promettente che usa tre ceppi di funghi per isolare metalli pregiati da rifiuti tecnologici come le batterie al litio.

Come sappiamo (vedi gli elementi correlati), sulle batterie al litio si gioca una posta tecnologica importante per la mobilità e le telecomunicazioni. Le tecnologie attuali producono buone, talvolta ottime batterie, ma la loro durata non è eterna.

Dopo l'uso, spesso finiscono nelle discariche o negli inceneritori, talvolta sono disperse, aumentando soprattutto i danni all'ambiente, ma anche perdendo una marea di materiali pregiati. Ora, pare che un team di ricercatori stia cercando di indurre una specie di funghi a estrarre cobalto e litio dai cumuli di pile usate.

Il gruppo di scienziati, guidato dal dottor Jeffrey A.Cunningham, mira infatti a usare i funghi nell'ultimissima fase della filiera dei rifiuti, quella dello stoccaggio definitivo in discarica. "I funghi naturalmente generano acidi organici e gli acidi lavorano per filtrare i metalli", spiega Cunningham.

Oltre all'ovvio beneficio della bonifica di rifiuti potenzialmente inquinanti, il processo permette il recupero di preziosissimi materiali, che stanno diventando sempre più decisivi per settori cruciali come mobilità e telecomunicazioni. La domanda di litio è in rapido aumento, e l'estrazione di nuove risorse non può tenere il suo passo.

La scoperta è in questi giorni al vaglio di chimici provenienti da ogni parte del mondo al 252° Incontro Nazionale della American Chemical Society (ACS).

"L'idea nasce da uno studente che ha avuto esperienza di estrazione di alcuni metalli da scorie di rifiuti lasciati dalle operazioni di fusione," continua Cunningham. Esistono altri sistemi per isolare litio, cobalto e altri metalli, ma tutti richiedono alte temperature e uso massiccio di sostanze chimiche.

Il team sta testando tre ceppi di funghi - Aspergillus niger, Penicillium simplicissimum e Penicillium Chrysogenum. "Abbiamo scelto questi perché si sono rivelati efficaci nell'estrarre i metalli da altri tipi di rifiuti", afferma Cunningham. "Abbiamo ipotizzato che i meccanismi di estrazione siano simili."

Prima di tutto occorre smontare le batterie e polverizzare i catodi. Poi avviene l'esposizione al fungo. "I funghi naturalmente generano acidi organici e gli acidi lavorano per filtrare i metalli", spiega Cunningham. "Attraverso l'interazione del fungo, acidi e catodo polverizzato, è possibile estrarre cobalto e litio. Puntiamo a recuperare quasi tutto il materiale originale."
I risultati dimostrano che, utilizzando acido ossalico e acido citrico, due degli acidi organici generati dai funghi, sono stati estratti fino al 85 per cento del litio e fino al 48 per cento del cobalto dai catodi di pile usate.

I funghi pare siano già in grado di fare il loro sporco lavoro, e l'attenzione dei ricercatori sarà ora rivolta alla fase successiva del processo: estrarre litio e cobalto dall'acido creato dai funghi.

"Abbiamo qualche ipotesi per rimuovere cobalto e litio dall'acido, ma per ora sono solo idee", conclude Cunningham. "Tuttavia, l'estrazione iniziale con i funghi è stato un grande passo in avanti."